Il Prodotto

Lo scapin è una calzatura realizzata in stoffa con lavorazione manuale.

Tale calzatura, detta anche scufun è in uso in tutta la Valsesia,



Un tempo gli scapin venivano usati come calzatura di impiego quotidiano sia per interno che per esterno. Oggi sono ricercati invece come pantofola e sono molto apprezzati perchè, essendo costituiti da materiali naturali, non fanno sudare il piede. Lo scapin da donna, a differenza di quello da uomo, presenta una scollatura concava.

La lavorazione di scapin era un'attività tipica femminile. Un tempo quasi tutte le donne lavoravano gli scapin per uso familiare, usando ritagli dagli indumenti logori e servendosi di cartamodelli che realizzavano da sole. Poi nei paesi ci si aiutava a vicenda: chi era brava a fare una lavorazione si prestava un po' per tutti in cambio di qualcos'altro. 

 

Lo scapin deve essere gradevole alla vista, deve essere assolutamente essere realizzato con prodotti naturali, la suola è composta da più strati e deve essere intralata con sisal o canapa a punti fitti e regolari, la tomaia deve essere realizzata in più strati, si possono diversificare i tessuti ma non le fasi lavorative che devono essere rigorosamente fatte a mano (ad eccezione della trapuntatura e della cucitura delle due parti di tomaia). 

Esiste  un certificato di garanzia rilasciato dalla Comunità Montana Valsesia a tutela della buona esecuzione del prodotto.

Per realizzare un paio di scapin si impiegano circa otto ore di lavoro. Qui sono riportate le quattro fasi di lavorazione così suddivise:


 

1. Preparazione della suola

2. Preparazione della tomaia

3. Cucitura della tomaia alla suola

4. Rifilatura e rifinitura dello scapin      

 

Preparazione della suola


L'artigiana ritaglia grossolanamente delle strisce di tessuto della larghezza di circa 10-15  centimetri. Le sovrappone una all'altra alternando strati di lana, lanetta, con strati di cotone e con il bordatore esegue una sommaria imbastitura. Poi aggiunge ancora, da ambo le parti, uno strato di cotone che imbastisce a mano nel bordo.


Prende la forma da calzolaio del numero desiderato e disegna sugli strati di stoffa così preparati il contorno della suola. Successivamente inizia a intralare (trapuntare) con filo di sisal (fibra vegetale ricavata dall'agave) importato dall'Africa e comprato all'ingrosso a Milano.

Con l'ausilio di un punteruolo (lesna), tenendo verso di sè la parte esterna della suola, esegue due fori iniziando dal bordo, circa a  metà del piede. Con un ago da materassaio fa scorrere dal basso verso l'alto e poi dall'alto verso il basso il filo in modo da eseguire il primo punto.

Procede così facendo prima tutto il contorno e poi,spostandosi verso l'interno procedendo in modo parallelo. Successivamente esegue la battitura in modo da conferire alla suola compattezza e morbidezza. Appoggiandosi su un'incudine con una mazzetta colpisce con colpi ritmici  la suola sia dalla parte interna che da quella esterna.

Infine ritaglia il sottopiede costituito da diversi strati di cotone e lana alternati (per gli scapin estivi usa uno strato di cotone, uno più corto di lana per fare lo spessore per il tacco, un altro di cotone, poi di lana e infine di cotone). Con una imbastitura a mano, realizzata sul bordo, unisce il sottopiede alla suola.

Una volta si usava intralare con filo di canapa. Oggi è difficile da trovare poichè la coltivazione della canapa è proibita. Pertanto oggi si tende a usare il filo di sisal, completamente biodegradabile, che si trova in commercio già pronto all'uso, ritorto e intrecciato. Le donne anziane che ancora facevano scapin usavano già in alcuni casi il sisal.

Per fare le suole si usano in media otto strati di stoffa, ma dipende dallo spessore della stoffa usata. Il sottopiede è costituito da più strati, in genere tre o quattro.      

 

Preparazione della tomaia


L'artigiana prende quattro teli di tessuto e li sovrappone alternando lana e cotone avendo cura di usare per lo strato superiore un tessuto particolarmente gradevole alla vista. Poi li sovrappone e li ripiega in doppio.  

Prende i cartamodelli e con il gessetto disegna sul tessuto la sagoma delle due porzioni di tomaia (anteriore e posteriore). Con le forbici  ritaglia il tessuto lungo la sagoma disegnata. Poi separa i tessuti in modo da ottenere la tomaia per entrambi gli scapin (questo è possibile perchè il tessuto era stato ripiegato in doppio), punta i vari strati con gli spilli e si posiziona alla macchina cucendo prima attorno al bordo e poi realizzando la trapuntatura con cuciture parallele e ortogonali. In questo modo realizza la parte anteriore della tomaia.

Per la parte posteriore, invece ne lascia una parte senza trapuntatura, nel senso della lunghezza e trapunta la parte restante con cuciture verticali. Unisce le due parti della tomaia, ripiega verso l'interno la parte non trapuntata della porzione posteriore della tomaia, la cuce e con  nastro in caneté ricopre le cuciture tra la parte posteriore e quella anteriore della tomaia.

Al termine la parte anteriore, verso lo scollo, viene bordata con un nastro in canetè. La bordatura viene poi appiattita martellandola su una superficie piana.

Le tomaie che l’artigiana adotta sono sempre realizzate in due parti come si usava tradizionalmente  per lo scapin cucito internamente, che è quello più robusto. La tomaia realizzata in un pezzo solo è più delicata perchè forza sul tallone e rischia di rompersi.

   

Cucitura della tomaia alla suola


L'artigiana prende la suola alla quale ha già imbastito il sottopiede, poi prende la tomaia e la forma da calzolaio. Inchioda la suola alla forma, poi la tomaia alla forma  controllando bene di posizionarla simmetricamente.

Successivamente prende una gugliata di filo e infila un ago a ogni estremità (due aghi). Posiziona la forma in grembo mantenendo la suola verso sinistra e aiutandosi con una lesina forma un primo foro all'incirca sulla metà della lunghezza del profilo. Nel foro praticato dalla lesina (da destra a sinistra), mentre questa è ancora infilata nel tessuto, infila, dalla parte opposta a questa, l'ago, sfila la lesina e tira il filo in modo da averne, al termine dell'operazione metà a destra e metà a sinistra dello scapin.

A questo punto la cucitura è avviata. Viene eseguito un nuovo foro con la lesina (sempre da destra verso sinistra) e inserito l'ago che  si trova a sinistra nel foro circa per metà della sua lunghezza. Poi l'artigiana estrae la lesina per infilarla nuovamente onde allargare leggermente il foro, infila l'altro ago da destra a sinistra per circa metà della lunghezza.  Poi con la mano destra prende il filo che fuoriesce dalla cruna dell'ago, che si trova a destra, e lo avvolge con un giro completo sulla punta dell'altro ago che si trova dalla stessa parte. QUindi estrae completamente gli aghi dallo scapin completando così il punto. Posa gli aghi e prendendo il filo lo tira con forza da ambo le parti.

Continua così procedendo in senso orario verso la punta, poi verso il tallone e nuovamente verso la punta in modo da completare la cucitura. Di tanto in tanto, aiutandosi con un paio di tenaglie tira il tessuto del sottopiede verso l'esterno per evitare la formazione di pieghe. Terminata la cucitura, con una tenaglia, leva i chiodi dalla suola e dalla tomaia liberando così lo scapin dalla forma.

Esistono due tipi di scapin: il cucito fuori e il cucito dentro.  Nel primo, descritto precedentemente, la cucitura tomaia/suola è esterna, nel secondo, interna. Per realizzare la cucitura esterna l’artigiano usa un filo prodotto dalla Barbour. In origine usava un filo di cotone che ritorceva  poi trattava con cera e pece onde evitare che a contatto con l'umidità si danneggiasse. Ora questo filo in cotone è già trattato per essere idrorepellente.

La cucitura esterna è molto più veloce da realizzarsi (circa due ore di lavoro di differenza) che quella interna. L'uso della cucitura esterna, sebbene ormai molto diffuso, è più recente poichè presuppone l'utilizzo di forme da calzolaio e quindi un'organizzazione del lavoro già più complessa.

Per la cucitura esterna, siccome il filo rimane a contatto del piede, si usa la canapa che è più morbida del sisal. L’artigiano stesso prepara la cordiola: divide un fascio di fili di canapa in due parti che torce singolarmente e poi ritorce assieme. Per eseguire la cucitura si affianca, lungo il lato maggiore con leggera sovrapposizione, la tomaia alla suola rivolgendo verso di sè la parte interna della stessa e inizia a cucire servendosi di un punteruolo. Quest'ultimo viene puntato ogni volta dall'alto verso il basso al centro della cordiola.
    

     

Rifilatura e rifinitura dello scapin

 

L'artigiana, munita di coltello, esegue  una prima rifilatura tagliando la parte eccedente della suola e della tomaia. Il profilo viene tagliato in tutto il suo spessore. Poi con una forbice esegue un’ulteriore rifilatura tagliando gli strati più superficiali prima della suola e poi della tomaia. 

A questo punto, usando della colla da tappezziere, spennella il profilo ritagliato in modo da evitare lo sfilacciamento dei tessuti. Lo scapin è terminato.  

Lo scapin cucito esternamente si rifila solamente la suola perchè la tomaia è stata ripiegata verso l'interno. L’artigiano rifila generalmente prima con la macchina rifilatrice e poi con la forbice o il coltello come era in uso un tempo.